Marsha P. Johnson nacque il 24 agosto 1945 nel New Jersey, che lasciò dopo aver terminato gli studi, trasferendosi a New York. Fino agli anni novanta fece parte delle Hot Peaches, una compagnia newyorkese di drag queen: fu una delle prime a poter frequentare lo Stonewall Inn quando l’accesso non fu più ristretto ai soli uomini gay.
Marsha fu identificata, da diversi veterani di Stonewall, tra coloro che diedero il via ai moti, ma lei negò sempre, asserendo di essere arrivata quando l’edificio era già in fiamme.
Dopo la rivolta di Stonewall, Johnson si unì al Gay Liberation Front (GLF) e nel giugno 1970 partecipò alla prima manifestazione, il Christopher Street Liberation Pride.
Nel 1970 fondò, insieme a Sylvia Rivera, lo STAR (Street Transvestite Action Revolutionaries), un collettivo dedicato ad assistere ed aiutare le persone Trans* e in generale i membri della comunità LGBTI+ in difficoltà in Lower Manhattan.
Nel 1972, Johnson e Sylvia Rivera fondarono la STAR House, un rifugio per ragazzin* gay e Trans*, pagando l’affitto con i guadagni della propria prostituzione.
La sua morte, avvenuta nel 1992, venne inizialmente archiviata come suicidio, ma nel 2012, grazie all’attivista Mariah Lopez, il caso viene riaperto e catalogato come possibile omicidio.