Marcella Di Folco (nata Marcello, nel 1943) restò orfana del padre fascista e violento a dodici anni. Durante l’adolescenza ammirava la sorella Lilly, vedendo in lei ciò che sarebbe voluta diventare. In età giovanile sperimentò una sessualità libera, frequentando prima il locale gay ‘Il pipistrello’, poi lavorando al Piper, dove conobbe vari personaggi dello spettacolo.
Come ricorderà lei stessa negli anni successivi: “In quel periodo era come se conducessi una doppia vita, tipo Dr. Jekyll e Mr. Hyde: la mattina a scuola e la sera in giro a divertirmi. Quando tempo dopo andai a lavorare al Piper, mi si aprì davvero un mondo di libertà.”.
Per caso venne scritturata da Federico Fellini, e recitò in molti film, diretta da famosi registi italiani.
La sua carriera sarebbe potuta essere brillante, ma il suo pensiero e il suo obiettivo erano altri: diventare la donna che aveva sempre sognato.
Nel 1974, seguita da un endocrinologo e da una psicologa, cominciò all’ospedale Fatebenefratelli, l’assunzione di antiandrogeni per inibire il testosterone e nell’agosto 1980 si operò a Casablanca: “Finalmente ero me stessa. Così ho acquistato una serenità che mi ha consentito di uscire allo scoperto e, più tardi, di impegnarmi anche su questioni sociali e politiche.”
In quegli anni partecipò attivamente alla neonata associazione Movimento Italiano Transessuali (MIT) lavorando ad una legge per il cambio di sesso in Italia (che arriverà nel 1982).